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Associazione Italiana Rolfing® - Integrazione Strutturale Rolfing®
Associazione Italiana Rolfing® - Integrazione Strutturale Rolfing® - Rolfing®: armonia ed equilibrio nella struttura corporea attraverso il tocco e l'educazione al movimento. Integrazione Strutturale, Postura , Benessere, Fascia
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“Mentre i muscoli si ammorbidiscono in risposta alle sue parole e al suo tocco, sembra che la mia scapola destra diventi fluida come su un letto ad acqua. "Non sono sicuro di aver mai provato una sensazione del genere," le dico, ma non importa. Vivien spiega che è semplicemente un modo di reagire del mio corpo per scoprire di cosa ha realmente bisogno, cosa vuole sentire e come vuole essere lasciato andare. A poco a poco i miei muscoli iniziano ad abbandonare una certa tensione di lunga data. " "Ho provato il Rolfing® e questo è quello che è successo" è una testimonianza molto interessante pubblicato sulla rivista Top Santè online sulla prima esperienza Rolfing® del vicedirettore Yvonne Martin. LEGGI TUTTO QUI Articolo tratto dal sito dell'Associazione Europea Rolfing (www.rolfing.org) Fonte Originaria: www.topsante.co.uk Autore: Yvonne Martin (Deputy editor of Top Santè) Rolfer: Vivien Skelton (Certified Advanced Rolfer™ and Rolf Movement™ Practitioner)
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Il Rolfing rafforza la nostra rete fasciale in modo duraturo. La fascia è il tessuto connettivo che percorre tutto il nostro corpo e conferisce forma a tutto ciò che è dentro di noi. Per spiegare la rete fasciale, si può paragonare essa a una ragnatela: entrambe le strutture collegano diverse parti in modo intrecciato, trasmettendo forze e segnali. Quando una mosca rimane intrappolata in una ragnatela, l'intera rete risponde alla trazione. La trazione non si verifica nel punto in cui la mosca è stata catturata, ma in un punto opposto; questi sono semplici principi biomeccanici. Esistono vari modi per affrontare il problema dell'instabilità: ci si può concentrare sui sintomi e lavorare sull'area più esposta alla tensione, cioè la parte della rete che subisce la trazione più intensa. Un'altra opzione sarebbe eliminare la causa della tensione, metaforicamente ciò significa rimuovere la mosca. L'Integrazione Strutturale Rolfing® si occupa di tutto ciò, ma, cosa più importante, lavora sull'intera rete fasciale e ne potenzia la forza, la flessibilità e la funzionalità in modo che - metaforicamente - la rete possa resistere facilmente alla prossima mosca che rimarrà intrappolata in essa.
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In un recente articolo comparso sulla rivista GEO, si parla della “scoperta” di un universo interno la cui funzione è ancora poco conosciuta. Oggetto dell’articolo è il tessuto connettivo, in particolar modo le fasce. Delle particolari guaine fibrose e biancastre che stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nella ricerca medico-scientifica. Numerosi sono infatti gli studiosi, che partendo da interessi differenti, ne hanno sottolineato la centralità nella genesi e nel mantenimento di diversi disturbi fisici, in particolar modo di quei fastidiosi e cronici dolori dell’apparato muscolo-scheletrico che sembrano non avere un riscontro causale nelle indagini diagnostiche tradizionali (RM, RMI, TC, RX). A parlarne, nell’articolo, è la professoressa Carla Stecco, docente di Anatomia presso l’Università di Padova. Come spesso accade, il punto di partenza è un problema personale. La docente racconta che all’età di 18 anni rimase coinvolta in un incidente stradale che le procurò una distorsione cervicale, problema che risolse con l’applicazione dei protocolli di intervento che normalmente si prescrivono in queste situazioni. Il dolore sparì, i giorni passarono e l’episodio venne archiviato come una brutta parentesi, una pagina nell’album dei ricordi della nostra vita. Con il passare del tempo, racconta la professoressa, e con l’adozione di posture sedentarie e abituali (gli studenti e coloro che lavorano dietro una scrivania hanno ben chiara questa immagine), iniziarono a comparire dei dolori inspiegabili, o almeno di intensità non giustificabile. Tutti, o la gran parte delle persone, sanno bene a cosa si riferisca la docente: quei dolori che ti spingono alla ricerca di un rimedio, che ti portano da uno studio all’altro alla ricerca di una causa ma soprattutto di una soluzione, quelle via crucis che spesso terminano contro un muro fatto da tre semplici parole “Ci deve convivere”. Questa è infatti la frase che molte persone si sentono ripetere al termine di questi pellegrinaggi della speranza su un cammino lastricato di visite mediche, farmaci, iniezioni, terapie, soldi e tempo. Ed è proprio durante questa ricerca che la dottoressa Stecco entra in contatto con un fisioterapista e per la prima volta sente il termine fascia. Nei corsi universitari, durante le dissezioni dei cadaveri, il tessuto connettivo è considerato una parte da eliminare, viene separato dagli organi e dai muscoli senza prestarvi alcuna attenzione. Esso è invece una struttura di raccordo, spiega la professoressa, “il tessuto connettivo lo troviamo ovunque, non solo nei tendini, nei muscoli e nelle cartilagini. Attraversa tutto il corpo come una rete, connettendo le diverse parti dalla testa ai piedi, dall’esterno all’interno. Avvolge e penetra tutti gli organi”. Se fingessimo di togliere tutto dal tronco, fino al tessuto connettivo, la forma umana rimarrebbe completa: ogni organo, muscolo, ogni parte rimarrebbe dov’è, vuota certo, ma comunque ben posizionata e riconoscibile. Ci sono diverse tipologie di tessuto connettivo, che si differenziano sia per il tipo di cellule che lo compongono sia per la natura della matrice extracellulare presente. La natura di questa matrice determina le caratteristiche dei diversi tipi di tessuto connettivo: si va da una matrice extracellulare fluida (sangue e linfa) in cui possono essere trasportati diversi tipi di cellule connettivali (eritrociti, leucociti, ecc.), ad una matrice solida ma lassa che prevede il passaggio dei vasi sanguigni e delle sostanze, fino ad una matrice calcificata (tessuto osseo) che permette di creare strutture resistenti. L’interesse della studiosa è attirato dal tessuto connettivo lasso, che fa parte del “tessuto connettivo propriamente detto”, caratterizzato dalla presenza di numerose cellule con tipologia variabile mentre la sostanza amorfa è povera di fibre e non particolarmente densa, si presenta vischioso ed oleoso ed è disposto tra le diverse fasce, muscoli ed organi, ma anche all’interno dei singoli strati fasciali garantendo l’autonomia dei diversi elementi. Il connettivo lasso, dice la professoressa, permette al corpo in movimento l’armonia dello scorrimento interno. I muscoli infatti sono avvolti da questo tessuto ed ogni contrazione, ogni allungamento vengono trasmessi al tessuto connettivo che accompagna il movimento rendendolo fluido e armonioso. L’ipotesi della studiosa, e di molti altri che si sono avvicinati allo studio della fascia, è che questo tessuto, così come facilita il movimento può anche ostacolarlo, o più in generale, così come è coinvolto nel mantenimento di uno stato di benessere ed equilibrio tra le parti, può anche essere causa di dolore. Soprattutto se consideriamo che l’80% delle terminazioni libere dei nervi si trova nel tessuto connettivo sottocutaneo che delimita i muscoli. La rete connettivale è quindi piena di sensori del movimento e di nocicettori (i recettori del dolore), e contribuisce anche alla propriocezione, ossia alla capacità di riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e di percepire il movimento. Gli studi sulla fascia hanno condotto gli studiosi ad ipotizzare che la causa del dolore non risieda solo nei muscoli e nelle articolazioni, ma potrebbe essere legata ad una alterazione delle fasce. Se i muscoli sono deboli, ad esempio per mancanza di movimento, il tessuto connettivo prolifera, si verifica cioè una produzione eccessiva di collagene che ne provoca l’irrigidimento. Strati rigidi e tesi causano dei blocchi, riducono l’azione lubrificante del tessuto connettivo, e questo impedisce ai vari elementi (muscoli, tendini, ecc.) di scivolare tra di loro. Questa mancanza di scorrimento limita la capacità di muoversi generando al contempo dolore. La docente nell’articolo utilizza una metafora di forte impatto, ossia paragona la fascia alla seta: immaginate due strati di seta che scorrono l’uno sull’altro, e poi immaginate la stessa operazione di sfregamento realizzata con del lino grezzo; la sensazione evocata dalla seta è quella che si ha quando le fasce sono “in buona salute”, quando si verifica una alterazione le fasce diventano come lino, fino addirittura ad incollarsi del tutto come fossero velcro. Robert Schleip, psicologo, Rolfer, biologo umano e fisioterapista, studia la fascia da anni presso il laboratorio dell’università di Ulm, in Germania. Egli sostiene, che essendo la fascia presente ovunque, un movimento del braccio si ripercuote sul piede, ossia che ogni movimento non rimane circoscritto alla sola parte che lo esegue e che in esso è coinvolta, ma si trasmette anche a zone limitrofe o molto lontane del corpo. Questo perché la fascia è come una sorta di rete che trasmette la forza meccanica in ogni punto del corpo umano. L’interconnessione delle parti spiega perché una lesione in basso può avere conseguenze in un punto più in alto del corpo. Anche in questo caso la verifica è abbastanza semplice da fare. Se cerchiamo nel nostro album mentale sicuramente troveremo il ricordo di una qualche esperienza capitata a noi o ad altri in cui, in seguito ad un problema ad un piede o ad un ginocchio, si sia manifestato un dolore alla schiena, o in cui una tensione cronica della mano abbia causato un dolore alla spalla. Queste sono situazioni di compensazione, il corpo si adatta assumendo una postura che permetta di non sentire dolore, ma con il tempo porta ad un peggioramento della situazione; ed è vero anche l’inverso, ossia una postura protratta per un lungo periodo di tempo può portare alla fissazione di una parte con una conseguente riduzione di mobilità e dolore. Le fasce, come ogni altra cosa, subiscono l’effetto del tempo diventando meno flessibili, ma sono soprattutto le micro lesioni non diagnosticate a causare dolori: distorsioni, contusioni, ferite, cicatrici post-operatorie, movimenti sbagliati…quei piccoli traumi quotidiani a cui non diamo peso, ma che con il tempo tornano a farsi sentire. Le fasce sono infatti molto sensibili sia a stimoli meccanici come l’attività fisica o la sua assenza, sia a stimoli psicologici come lo stress, e anche una errata alimentazione può influire su di esse. Una volta che questo processo “degenerativo” si è innescato, cosa possiamo fare? Robert Schleip afferma che “chi non si muove, si blocca”. L’attività motoria regolare stimola infatti il tessuto connettivo ed ha effetti anti-fibrotici: entro 72 ore dal movimento i fibroblasti iniziano a produrre nuovo collagene, e materiali molecolari, per sciogliere le catene infeltrite. Tuttavia questo lavoro di rinnovamento è molto lento e lungo, occorre infatti un anno per rinnovare metà del collagene presente nell’organismo. Solo dopo questo periodo sono riscontrabili miglioramenti nell’intera struttura corporea. Ma quando il corpo è ormai compromesso, il movimento non basta, bisogna fare di più. Ed è qui che intervengono tutti quegli approcci, spesso olistici, che agiscono sul connettivo. Come l’agopuntura, oggetto di studio della dottoressa Helene Langevin docente presso la facoltà di medicina di Harvard, a Boston. La quale ha rilevato come la torsione dell’ago nell’agopuntura classica stimoli una reazione meccanica nel connettivo facilitando l’eliminazione del collagene vecchio e la produzione del nuovo. Questo effetto anti-fibrotico si ottiene anche con i lenti e delicati allungamenti delle fasce nello yoga, o con la pressione e gli allungamenti manuali, soprattutto in quelle discipline che hanno come target il tessuto connettivo, come l’osteopatia, il massaggio connettivale, la terapia del trigger point, la manipolazione fasciale, il metodo di distorsione fasciale, e il Rolfing, già citato parlando di Schleip, che unisce alla manipolazione anche una educazione al movimento. Ispirato all’omonimo articolo comparso sulla rivista GEO. Rielaborazione e stesura a cura di Carla Ranalli, Certified Rolfer™ e Rolf Movement Practitioner
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Negli ultimi anni le continue ricerche e scoperte sulla fascia hanno evidenziato scientificamente le azioni benefiche dell'integrazione strutturale. Gli ambiti di ricerca sono via via cresciuti innescando una proliferazione di articoli e approfondimenti. Ecco un articolo sul Journal Of Bodywork and Movement Therapies, uno degli organi di diffusione scientifica più importanti in questo ambito. Abstract La scienza è la spina dorsale di ogni chiara comprensione di come il corpo è composto e di come diverse strutture e funzioni sono collegate tra loro. È ovvio che esiste un'enorme variabilità negli esseri umani - non solo in termini di aspetto esteriore come le misurazioni di altezza, peso, massa muscolare e altre proprietà fisiche, ma anche rispetto ai parametri metabolici e funzionali. Questo articolo mette in evidenza i recenti sviluppi delle attività di ricerca nel campo delle scienze della fascia con un'enfasi particolare sulle strategie di valutazione come base per ulteriori studi. LEGGI TUTTO QUI Articolo Originale: Frontiers in fascia research Carla Alessandra Avila Gonzalez, Mark Driscoll, Robert Schleip, Scott Wearing, Eric Jacobson, Tom Findley, Werner Klingler Vol. 22, Issue 4, p873–880
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Oggi vi proponiamo un estratto di un bellissimo articolo di Pierpaola Volpones, Certified Advanced Rolfer™ e Insegnante internazionale di Rolfing®. Pierpaola Volpones in questo articolo ci spiega perchè "IL ROLFING NON E' UN MASSAGGIO": Nel Rolfing il rilassamento è un mezzo e non un fine: se il corpo è rilassato, è pronto per accogliere un cambiamento "Il massaggio può avere un fine estetico, per armonizzare la forma del corpo. Nel Rolfing l’armonia che si genera ricevendo una serie di sedute, deriva dal migliore allineamento che il corpo ottiene così che la gravità possa fluire durante i movimenti comuni della nostra giornata." Leggi l'articolo completo
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L'Integrazione Strutturale Rolfing® è un processo articolato che aiuta la persona a riorientarsi e riorganizzare il proprio sistema ed il proprio agire nel campo della gravità, a recuperare la sua plasticità, la sua capacità di utilizzare l'intelligenza organica e il potenziale di cambiamento che tutti noi abbiamo e conserviamo nel corso della nostra vita, in modo da adattarci agli stimoli e le richieste dell'ambiente. Estratti dell’intervento Equilibrium e Rolfing S.I., evento organizzato grazie alla collaborazione sul territorio della Rolfer Daniela Risser Relatore: Prof. Rita Geirola – Certified Advanced Rolfer™, Rolf Movement™ Practitioner, Rolf Movement™ Instructor Il nostro corpo, così come lo conosciamo oggi, è frutto di un lungo e complesso processo evolutivo durato migliaia di anni, nel quale lo stress ha rappresentato un fattore positivo di cambiamento. Lo stress è l’elemento che crea quel necessario ‘sbilanciamento’ e ‘disorientamento’, grazie al quale possiamo crescere e sviluppare nuove risorse e competenze, ritrovando un nuovo equilibrio ed un nuovo orientamento. Impariamo e ci sviluppiamo nel confronto con i nostri limiti e nel rispondere a domande diverse, rompendo schemi e abitudini. Da questo punto di vista, la sostenibilità - ovvero la quantità di destabilizzazione utile a generare un movimento, ma non tale da distruggere completamente il sistema - è un tema decisivo: quando lo stimolo è troppo intenso, o quando la somma degli stimoli a cui siamo esposti contemporaneamente è troppo alta, la destabilizzazione e l’agitazione che da essa deriva rendono meno rifinito e congruente il nostro pensiero, il nostro gesto, il nostro orientamento. Le nostre funzioni vitali, in questo modo, vengono compromesse: il respiro diventa corto ed inadeguato, il tono muscolare eccessivo. Ciò crea tensione e rigidità e diminuisce la capacità di percepire il corpo nel suo muoversi nello spazio. Anche la chimica interna viene alterata, l'informazione ormonale e neurologica si sintonizza su livelli di allarme e precarietà. La stessa alterazione la subisce la postura, si perde chiarezza e congruenza nella direzione del movimento. L'Integrazione Strutturale Rolfing® è un processo articolato che aiuta la persona a riorientarsi e riorganizzare il proprio sistema ed il proprio agire nel campo della gravità, a recuperare la sua plasticità, la sua capacità di utilizzare l’intelligenza organica e il potenziale di cambiamento che tutti noi abbiamo e conserviamo nel corso della nostra vita, in modo da adattarci agli stimoli e le richieste dell’ambiente (fattori di stress). Per farlo, il Rolfing® S.I. crea soluzioni che non ledano l’integrità psicofisica e che non siano basate sul sacrificio della propria libertà e spazio vitale, ma piuttosto consentano una più piena e congruente espressione di sé. Attraverso il percorso delle dieci sedute del ciclo di base, la persona recupera il senso di sé, delle proprie risorse, delle proprie competenze, potenzialità e confini. L’individuo viene accompagnato dal Rolfer in questo viaggio attraverso un tocco mirato, che sfrutta la reattività, la plasticità ed il potenziale di cambiamento del tessuto connettivo, in particolare della fascia, ovvero la rete tridimensionale che connette, collega, supporta e informa ogni distretto e componente del nostro corpo. Il tocco evoca cambiamenti a livello della meccanica e della chimica del corpo, favorendo una maggiore libertà, una coordinazione migliore ed economica nel movimento, un livello più alto e sensibile di percezione di sé, sia in termini di universo interno, sia nella relazione con l’ambiente e con gli altri. Se il tocco è lo strumento principale del Rolfer, esso non è però l’unico. La persona viene accompagnata a sperimentare un livello organizzativo più alto ed efficace anche attraverso l’input verbale e la sperimentazione di nuovi schemi di movimento che aprono prospettive e potenzialità che la persona potrà scegliere di esplorare per il proprio benessere.
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Il Ruolo della Gravità nell'Allineamento Corporeo Nel recente articolo di Sabine Becker, pubblicato su European Rolfing Association (rolfing.org), si evidenzia il ruolo cruciale della gravità nella salute e nel benessere fisico. Becker spiega come il Rolfing affronti in modo unico la relazione tra il corpo umano e la gravità, potenzialmente offrendo benefici profondi a chi cerca allineamento e equilibrio. "la gravità influisce sulla nostra postura, movimento e funzionalità generale del corpo." Comprendere il suo ruolo nella meccanica del corpo è essenziale per mantenere il benessere fisico e mentale. Sabine Becker sottolinea che il disallineamento rispetto alla gravità può provocare "tensioni croniche, schemi di movimento inefficienti e un notevole disagio fisico." Jeffrey Maitland, nel suo libro Rolfing® Structural Integration. The Whole-Body Approach to Well-being pubblicato su Massage Magazine, evidenzia infatti l'importanza di questo concetto: “Quando siamo fuori allineamento, la gravità ci trascina verso il basso, proprio come fa con un edificio che ha perso la sua integrità architettonica.” Questo conflitto con la gravità si manifesta come dolore, stress e una sensazione di energia esaurita. Il Rolfing e la Gravità La dottoressa Ida Rolf, pioniera del Rolfing, ha riconosciuto il fondamentale ruolo della gravità nell'allineamento corporeo. Rolf credeva che "quando il corpo funziona correttamente, la forza di gravità può fluire." Durante le sessioni di Rolfing, i Rolfer infatti mirano a riallineare il corpo affinché funzioni in armonia con la gravità, agendo direttamente sulla fascia — il tessuto connettivo che circonda i muscoli e gli organi — per rilasciare tensioni e migliorare la postura. Un Approccio Unico Il Rolfing si distingue da altre tecniche di lavoro corporeo grazie alla sua attenzione sull'interazione tra tutti gli elementi corporei e alle tecniche specializzate di mobilitazione fasciale. Avadhan e Dick Larson, nel loro lavoro How Gravity Affects Your Body and its Relation to Rolfing, affermano che “Rolfing è il primo e unico sistema ad aver concepito e realizzato l'organizzazione dell'intero corpo in relazione alla gravità.” A differenza di molte tecniche di lavoro corporeo, il Rolfing si concentra sia sulla struttura che sulla funzione corporea, mirando a un allineamento ottimale all'interno del campo gravitazionale. Secondo Stephan Lautz, autore di Gravity and Rolfing, “se non ci sono più blocchi nel corpo, la forza di gravità può fluire senza ostacoli attraverso di esso.” L'articolo mette in luce l'importanza della gravità nell’allineamento corporeo e il potenziale del Rolfing per migliorare la qualità della vita. Lavorando con la gravità, il Rolfing può facilitare un miglior funzionamento del corpo e un maggiore benessere. Scopri come il Rolfing può aiutarti ad allinearti con la gravità e a migliorare la tua qualità della vita! Clicca qui per trovare il Rolfer a te più vicino Fonte: https://rolfing.org/articles/blog/its-all-about-gravity Autore: Sabine Becker Riferimenti Bibliografici: Jeffrey Maitland: Rolfing® Structural Integration. The Whole-Body Approach to Well-being. Published in Massage Magazine, July 2012 Stephan Lautz: Gravity and Rolfing Avadhan and Dick Larson: How Gravity Affects Your Body and its Relation to Rolfing
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L'Associazione Italiana di Integrazione Strutturale Rolfing® è ufficialmente stata iscritta dal MISE nell'albo delle Associazioni che rilasciano l'attestato di qualità e di qualificazione professionale dei servizi prestati dai soci secondo quanto previsto dalla legge 4/2013 (artt. 4, 7 e 8). L'iscrizione di AIR al Ministero dello Sviluppo Economico, dunque, rende ufficialmente il Rolfing® una professione i cui standard di qualità dovranno essere verificati e attestati in tutela dei Rolfer™, professionisti iscritti all'associazione, e dei loro clienti! Tutti i dettagli qui LINK: legge 4/2013 (artt. 4, 7 e 8)
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Rolfing per il miglioramento dello stato di salute mentale e corporeo Ecco la video intervista rilasciata dal Certified Advanced Rolfer™ Alfredo Cerra alla radio "byNight Roma" (104.5FM). Si parla di Rolfing® come tecnica manuale per il miglioramento dello stato di salute mentale e corporeo, esempi aneddoti e benefici. Alfredo Cerra è un Certified ADVANCED Rolfer™ e Rolf Movement Practitioner attualmente attivo a Roma. Maggiori informazioni qui
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“A Natale regala Benessere con il Rolfing! L'Integrazione Strutturale Rolfing® che dona equilibrio e dinamicità ai movimenti, migliora la postura, incrementa le performance atletiche restituendo maggiore elasticità ed armonia nei movimenti. Un “dono” sempre gradito per far star bene i propri cari! Contatta il Rolfer più vicino a te! Clicca sul link sotto per trovare il Rolfer™ più vicino a te TROVA IL ROLFER
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L’esperienza di un Rolfer in Africa Per portare sollievo fisico e armonia nel movimento. Dagli Stati Uniti all’Italia e di qui all’Africa, non ha confini l’applicazione del Rolfing, il metodo di educazione corporea e manipolazione profonda nata negli Stati Uniti: riequilibra la postura, riportando il corpo alla sua efficienza e integrazione originaria. Di questo viaggio racconta Mario F., Rolfer italiano in pensione, che ha trascorso come volontario lunghi periodi in Africa, portando sollievo e armonia del movimento a centinaia di persone, lavorando in due missioni in Etiopia e Tanzania. In questi luoghi manca non solo l’assistenza sanitaria, ma anche quanto necessario a rendere la vita più facile. Sotto le sue mani sono passati anziani e adulti, piegati da una vita di lavoro nei campi e nell’allevamento, privi di adeguati ripari dal freddo, che vivono a 3.000 metri di quota in capanne dove non arriva l’acqua, la luce e il gas. Così pure, Mario, ha lavorato con bambini e ragazzi, che portano nei loro giovani corpi le conseguenze di incidenti e traumi, che talvolta toccano più la mente che il corpo. “Ho dovuto riadattare il Rolfing alla mentalità e alle esigenze di queste persone che, molte volte avevano bisogno di essere ‘riaggiustate’ – spiega Mario F. – più che trattate secondo il metodo classico del Rolfing, che richiede dieci sedute, ognuna dedicata a una parte del corpo. Spesso indicavano il punto critico e volevano un risultato immediato. Così sono stato costretto a personalizzare in modo estremo il mio intervento. Tuttavia, la loro sconfinata fiducia in me e l’efficacia del metodo Rolfing hanno reso possibile veri e propri miracoli”. Come quello che ha vissuto Mary, 16 anni, che da sei mesi viveva raggomitolata su se stessa, con gli occhi chiusi e muta. I fratelli, disperati, dopo aver consultato stregoni, suore e medici, la portavano rigida e immobile come un oggetto ogni due giorni nello studio di Mario. Dapprima si è trattato di distenderle rigidità fisiche: piano piano, alla nona seduta, stava in piedi e muoveva i primi piccoli passi. Alla fine del percorso Rolfing, ha aperto gli occhi e ha parlato: era stata promessa in sposa a un uomo che non conosceva e non voleva. Si era rinchiusa in se stessa, serrando il suo corpo, gli occhi e la bocca, per evitare di doversi sposare. Dal momento che la sua volontà non contava, solo in quel modo era sicura di poter essere rifiutata dal marito. “Il Rolfing mi ha permesso, attraverso le mani, di entrare nel dolore del suo corpo – spiega Mario – e di aprire così anche la sua mente. Ci sono dolori troppo forti da affrontare e il corpo spesso si chiude per difenderci. Nella civilizzata Europa come nel più lontano villaggio africano”. Dall’Africa, Mario ha riportato la meraviglia nell’osservare la postura di certe popolazioni, come quelle della Tanzania. “Camminare è la migliore medicina e loro sono in grado di camminare per ore – spiega – con una leggerezza che deriva loro dall’armonia nella muscolatura e dall’integrazione perfetta con la forza di gravità terrestre, che per noi invece che una leva si è trasformata in un fardello. Noi portiamo sulle spalle il peso della terra, e disimpariamo a gestirlo, dal momento che trascorriamo la nostra infanzia e gioventù seduti sui banchi di scuola, per passare poi il resto della vita dietro ad una scrivania. La nostra civiltà ci fa sedere sempre e male, e dimentichiamo cosa significhi camminare e come farlo. Guardando gli africani ho constatato quanto fosse giusta l’intuizione di Ida P, Rolf, la fondatrice del metodo Rolfing, che sottolineava come la forza di gravità influisca sulla postura e che sia necessario intervenire nel sistema nella sua interezza, riportando ordine e armonia nel corpo”.
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Il 15 Settembre presso il "Parcolistico" Centro Nuoto di Vignola, Maria Cristina Crivellari, Certified Advanced Rolfer™ Rolf Movement™ Practitioner, presso il suo stand offrirà informazioni sul metodo Rolfing e suoi benefici. In occasione dell'evento verrà effettuata una breve presentazione esperienziale di gruppo di Rolfing Movement™ dove verrà utilizzato il corpo libero, rolls per l'allungamento fasciale e lo strumneto soulsospension per decomprimere e risentire il proprio centro. Per informazioni contattare Rolfing Modena o direttamente Maria Cristina Crivellari
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Dalla rubrica "Ho cura di me: scelgo il Rolfing®" promossa dall'Associazione Italiana Rolfing® e Formazione Rolfing® Italia: curiosità, aneddoti e conversazioni dal mondo della comunità italiana dei Rolfer™. Ecco il terzo incontro con Cristina Lazzarini & Annalisa Di Salvo, Certified Rolfer™
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L'Associazione Italiana di integrazione strutturale Rolfing® si prefigge i seguenti scopi: riunire i Rolfer™ italiani, ovvero i professionisti attestati dal Dr. Ida Rolf Institute® (D.I.R.I., già R.I.S.I.) e dallo European Rolfing® Association e.V. (E.R.A.) difendere i loro diritti e interessi professionali diffondere la conoscenza e gli obiettivi del Rolfing in Italia promuovere corsi di aggiornamento per i suoi membri; corsi introduttivi al Rolfing; formazione di base per diventare Rolfer; vigilare affinché i membri rispettino le regole etiche e professionali come specificato nello Statuto dell'Associazione. interfacciarsi con i clienti anche a garanzia dei professionisti che riunisce. rispondere ai criteri richiesti dalla L.4/2013 COME SI DIVENTA SOCI Possono iscriversi all'Associazione tutti coloro che sono in possesso dei requisiti previsti dallo statuto. Ogni candidatura viene valutata dal Consiglio Direttivo. I soci compaiono nell'elenco online con i propri dati e il titolo attribuito. L’operatore, il Rolfer™, aderente all’associazione è colui che ha concluso la formazione professionale, ed è quindi in possesso dell'attestato di “Certified Rolfer™” rilasciato dal Rolf Institute of Structural Integration Boulder (CO) USA. Rimane iscritto all'elenco il professionista socio che partecipa alle necessarie iniziative di formazione permanente.
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Enrico Camilletti - Fisioterapista - si racconta e spiega come dopo aver provato il Rolfing® abbia deciso di intrapendere egli stesso un percorso di formazione per divenire Certified Rolfer™ . Un'interessante contributo rilasciato alla social Radio "byNight Roma" dove spiega come è giunto al Rolfing®, cos'è , come agisce e quali sono i suoi benefici. Radio byNight Roma è una web radio che sfrutta i nuovi media come mezzo principale di trasmissione. Tutte le notti a partire dalle ore 00:00 in diretta alla frequenza FM104.5 Maggiori informazioni su Enrico Camilletti qui
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Oggi vi proponiamo una recente intervista di Andrea Newman - Certified Advanced Rolfer®, Yoga teacher trainer (BWY), BSc(Hons) Biochemistry Andrea Newman - UK , pubblicata sul sito dell'European Rolfing Association, dove Andrea spiega le ragioni che l'hanno spinta a divenire una Rolfer® e come l'integrazione strutturale Rolfing, ridonando elasticità al corpo, si integri perfettamente con i percorsi di Yoga. Andrea Newman dice: "Yoga e Rolfing vanno molto a braccetto (...) vanno molto di pari passo. Sono le mie due fonti di ispirazione e sostegno nella vita. Sono molto fortunata ad aver avuto l'opportunità di apprendere le abilità necessarie per essere una Rolfer® e di essere in grado di aiutare le persone nella mia pratica a farle trovare più agio nel loro corpo e nella loro vita." continua dicendo: "Nella mia pratica privata di Rolfing® vedo un'ampia varietà di persone. Molti vengono a causa del dolore, o perché hanno raggiunto il capolinea con esami medici che non hanno riscontrato nulla di sbagliato e hanno bisogno di un nuovo approccio, o semplicemente perché si sentono "bloccati". Tutte queste esperienze possono essere debilitanti e, a volte, proprio quando hai più bisogno della tua pratica yoga, non sei in grado di praticarla. Il Rolfing può aiutare a cambiare queste situazioni e rimetterti in carreggiata. (...) a volte, proprio quando hai più bisogno di praticare Yoga, capita che non sei in grado di farlo. Il Rolfing può aiutare a cambiare queste situazioni e rimetterti in carreggiata." LEGGI L'ARTICOLO INTEGRALE Per scoprire come diventare un Rolfer® visita il sito della formazione italiana: www.formazionerolfing.it
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Rolfing®, come pratica e professione, è un'arte che continua a svolgersi e accrescersi per tutta la vita di Rolfer™. La formazione avanzata è un momento molto speciale nella vita di un Rolfer ™, un momento in cui le conoscenze acquisite e le competenze dei primi anni di pratica saranno messe in discussione, affinate e portate ad un livello più elevato. La formazione avanzata permette in modo entusiasmante di approfondire, sperimentare ancor più profondamente cosa significa essere un Rolfer™ e praticare l'integrazione strutturale Rolfing. European Advanced Rolfing® Training 2020, in programma presso l'European Rolfing® Assocation e.V. (ERA) Training Center di Monaco, dal 28 Aprile al 21 Agosto 2020, avrà due insegnanti di eccellenza: Jonathan Martine e Rita Geirola, insegnante internazionale attiva anche nella Formazione Italiana Rolfing® CLICCA QUI per maggiori informazioni sull'European Advanced Rolfing® Training 2020 Fonte ufficiale: European Rolfing Association e.V. Maggiori informazioni su Rita Geirola qui
Associazione Italiana Rolfing® - Integrazione Strutturale Rolfing®
Sono Alberta, ho 68 anni, e questa è la mia testimonianza sul Rolfing e sul rapporto con la mia rolfer, Miita Mazzali Fulgenzi. Ve la racconto in modo diretto, sull'onda emotiva di una esperienza per me molto importante. Quando cominciai il mio percorso avevo in testa una domanda: come sarà la persona a cui mi sarei affidata per molti mesi? La professionista in questione era Miita Mazzali, una delle prime rolfer in Italia, che mi aspettava nel suo studio a Roma, vicino a Villa Ada, quel parco in cui lo scrittore Niccolò Ammaniti aveva ambientato un suo esilarante romanzo. Il mio percorso iniziava quindi con una citazione letteraria e un sorriso, e questa mi metteva già di buon umore. Quando suonai il campanello e si aprì la porta, mi apparve una persona del tutto diversa dall’immagine che mi ero creato di lei: una donna che non era alta magra e severa, come mi aspettavo, ma piccola e rotonda come me. E, più o meno, della mia stessa età. La prima cosa che ho pensato è stata: Miita è una fata benevola. “Quando suonai il campanello e si aprì la porta, mi apparve una persona del tutto diversa dall’immagine che mi ero creato di lei: una donna che non era alta magra e severa, come mi aspettavo, ma piccola e rotonda come me” La prima seduta era partita con l’anamnesi (la raccolta dalla voce diretta del paziente di tutte quelle informazioni che possono aiutare il terapista a indirizzarsi verso una diagnosi corretta, ndr), che non nascondo, mi stava metteva un po’ di ansia. Il motivo per cui ero lì era che da un po’ di mesi facevo sempre più fatica a camminare, mi sembrava che le gambe fossero trattenute da lacci, e per di più annodati dietro le ginocchia. Ero appesantita e in più le analisi avevano diagnosticato che era in atto un processo di degenerazione artrosica delle ginocchia molto avanzato. Ginnastica, in vita mia, non ne avevo mai fatta, se non sporadicamente e con la sensazione di essere costretta: detestavo le palestre e la filosofia del fitness. Lavoravo per ore al computer e nel tempo libero amavo stare sdraiata a leggere un libro. L’unica attività fisica che mi piaceva fare era camminare, ma ora le mie gambe mi dicevano che non potevo più farlo. Ero appena andata in pensione, mi aspettava una vita nuova in un mondo nuovo, mi ero trasferita appositamente in campagna ma il mio corpo sembrava non volermi più seguire. “ Il motivo per cui ero lì era che da un po’ di mesi facevo sempre più fatica a camminare, mi sembrava che le gambe fossero trattenute da lacci, e per di più annodati dietro le ginocchia” Dopo il colloquio iniziale, con Miita siamo passati alla pratica: mi ha visto camminare e ha notato subito che avevo le spalle troppo rigide, ero sulla difensiva, col busto troppo in avanti e una traiettoria inquinata dal mio disturbo visivo da ambliopica. Dopo un po’ di percorsi mi sono sciolta e mi sono messa sul lettino. Le sue mani hanno cominciato a toccarmi partendo dai piedi. Miita mi ha spiegato che a ogni seduta si sarebbe lavorato su una parte del corpo, fino a completare le dieci tappe. Il suo è un massaggio forte, profondo e spesso anche doloroso, tanto che durante la manipolazione mi ha detto: “guardi che posso farle male…” Il suo lavoro è molto intenso, faticoso, eppure Miita riusciva sempre ad essere morbida e accogliente, con delle braccia quasi materne. Miita mi ha poi spiegato che ogni seduta sarebbe finita con un lavoro sulla testa e, quando lo ha praticato, mi sono sentita 'sciolta'. Il massaggio cranio-sacrale mi piace molto ma quello di Miita mi ha liberato da tutte le tensioni, commuovendomi. Mentre glielo stavo dicendo ho sentito due lacrime scorrere sulle guance. Mi sono vergognata un po’ e lei mi ha sorriso. Intanto abbiamo finito la prima seduta, e mi sono sentita come ubriaca ma al tempo stesso leggera. Mi è sembrato anche di tenermi meglio in piedi. Ci vediamo tra quindici giorni, mi ha detto Miita. La seconda seduta ha riprodotto la magia della prima. Sono entusiasta e grata, anche se il lavoro sui muscoli delle gambe si è rivelato per me molto doloroso. “Intanto abbiamo finito la prima seduta, e mi sono sentita come ubriaca ma al tempo stesso leggera. Mi è sembrato anche di tenermi meglio in piedi” Dopo la terza seduta, mi accorgo che la mia terapia va avanti con un po’ di lentezza, perché vivo a duecento chilometri di distanza, devo prendere auto e treno per arrivare a Roma, spesso rimando gli appuntamenti, costringendola a cambiare la sua agenda. Miita dice che devo mantenere la continuità, altrimenti il lavoro è inutile. So bene - ormai mi conosco – che sta riaffiorando la mia resistenza a muovermi, a 'sentire' il corpo. D'altra parte questa esperienza non è paragonabile a nessun’altra che ho vissuto, forse solo all’analisi psicoanalitica, che ho praticato per molti anni. Sento che si è instaurato il transfert con Miita, e il fatto che lei mi conosca, che sappia il mio segreto, mi mette sulla difensiva. Tuttavia, lo ammetto, a volte penso: non ci torno più. La mia 'fatina benevola', però, mi sgrida. E ha ragione. “D'altra parte questa esperienza non è paragonabile a nessun’altra che ho vissuto, forse solo all’analisi psicoanalitica. che ho praticato per molti anni” In una delle ultime sedute mi lascio definitivamente andare, piango a lungo. Racconto il mio dolore di bambina, il bisogno di madre. Miita mi dice di guardare la bambina che ero stata, di capire di che cosa ha bisogno. La devo riconoscere, abbracciare, amare. In quel dialogo tra noi sento che è una sofferenza che conosce bene, chissà se è arrivata a questo meraviglioso lavoro perché aveva bisogno di riconoscere anche lei la bambina che era stata. È un momento di empatia perfetta, che resterà per sempre nel mio cuore. Mi chiede che cosa mi fa sentire davvero “dentro” il mio corpo, e io rispondo stare nell’acqua, ma senza dover nuotare, senza dover per forza compiere una prestazione. E lei mi dice: stai nell’acqua, muoviti come vuoi, lentamente, fai le capriole e sorridi alla bambina che eri. È il tuo elemento. “In una delle ultime sedute mi lascio definitivamente andare, piango a lungo. Racconto il mio dolore di bambina, il bisogno di madre. Miita mi dice di guardare la bambina che ero stata, di capire di che cosa ha bisogno” Dopo la fine del percorso di dieci sedute, ci siamo viste altre volte, quando io potevo andare o quando lei aveva un’ora libera. Ora che avevo ricominciato a sgambettare, un po’ di mantenimento mi avrebbe fatto solo bene. Mi accorgo che avevo fatto la stessa cosa anche con la mia psicoanalista, come a prolungare un legame, un amore. Avevo in mente di chiamare Miita per vederla quando ho saputo che ci aveva lasciati. Un tumore l’aveva portata via in poco tempo. Avrei voluto sentirmi ancora tra le sue braccia. Avrei voluto abbracciarla anch’io e cullarla come lei aveva fatto con me.
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Sono tornata all'atletica dopo due anni di dolore. "Sono tornata all’atletica dopo due anni di dolore" Monica, appassionata sportiva, non poteva cedere: per lei il salto in lungo era troppo importante. E il Rolfing l’ha fatta tornare in pista. "E’ successo due anni fa: stavo partecipando a una gara di atletica, quando un salto in lungo si è trasformato in un salto nel buio. Ho spiccato il volo e il mio ginocchio è andato in pezzi, un dolore lancinante. Il legamento anteriore era partito, così come il menisco interno e il bicipite posteriore. Poi sei mesi di fisioterapia, tutti i giorni. Alla fine di questo calvario mi ero rimessa in piedi, ma ero tutta "storta". Il problema più evidente erano le anche. Un giorno mi sono infilata un paio di pantaloni a vita bassa e allo specchio ho visto che le mie anche non erano più alla stessa altezza. Ho consultato due o tre specialisti. La diagnosi era unanime: avevo una gamba più corta dell’altra. Impossibile, le mie gambe erano sempre state uguali, cos’era successo? Ero veramente a terra. Non solo la mia carriera sportiva era naufragata, ma non riuscivo più nemmeno a fare una piccola corsa senza provare dolori dappertutto. Poi un amico mi ha parlato del Rolfing® e sei mesi fa ho iniziato il percorso con Pierpaola Volpones*. Già dalla seconda seduta avevo riacquistato la mobilità del ginocchio. Dopo due anni mi sentivo finalmente bene, potevo di nuovo correre, mi sentivo libera di muovere il corpo. A ogni seduta è come se si cambiasse pelle, è come se il corpo si riprogrammasse. Dicono che il Rolfing è una pratica dolorosa perché lavora in profondità. Io però non ho mai sentito un gran male e comunque è una sensazione che non mi dà fastidio, perché i benefici sono stati impagabili. Ho persino ripreso a gareggiare e la mia anca sta tornando normale. Ho rimesso i jeans a vita bassa e le mie gambe sono di nuovo della stessa lunghezza. Insomma, sono rinata." Fonte: "Starbene" - Testo di Rosella De Nicolò *Pierpaola Volpones è Certified Advanced Rolfer & Rolf Movement Pratictioner™- Insegnante di Advanced Rolfing e Rolf Movement membro della faculty del Dr. Ida Rolf Institute. Maggiori informazioni qui www.volpones.it
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Al via la rubrica "Ho cura di me: scelgo il Rolfing®" promossa dall'associazione Italiana Rolfing® e Formazione Rolfing Italia: curiosità, aneddoti e conversazioni dal mondo della comunità italiana dei Rolfer™. Primo incontro con Rita Geirola e Pierpaola Volpones, insegnanti internazionali. Giovedi 23 Aprile Ore 15:00 sui nostri social Non Mancate! Resta informato su tutti i live meeting in programma, segui la pagina ufficiale dell'associazione Italiana Rolfing® clicca qui per accedere alla Pagina Facebook